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Il calore.

Questa stagione finirà negli annali sotto la scritta siccità.
Il racconto di questa annata ti porterà fino all’interno della nostra cantina.
E’ un anno in cui Il sole scalderà la terra fino ai limiti delle aridità desertiche.
Questa introduzione potrebbe anticipare l’idea di un’annata di poco conto.
Non è così.
Prima di raccontarti le variazioni stagionali condividiamo la buona novella del 2017.
Alcuni grappoli d’uva selezionati hanno raggiunto eccellenti livelli di qualità.
Va detto che il clima ha ridotto il raccolto del 50% rispetto alle potenzialità produttive dei nostri vigneti.

La parte del raccolto che tuttavia ha superato la prova del Re sole è arrivata alla nostra cantina presentandosi al massimo livello di salubrità.
L’anno ha seguito la legge naturale di compensazione, bilanciando il nostro dispiacere per la consistente riduzione del raccolto,
con il piacere dell’aumentata qualità e salute dell’uva.

Uno degli effetti di maggior vantaggio proviene dai nostri lieviti autoctoni che hanno potuto esaltare le potenzialità di tutto il raccolto, mettendo in evidenza sia uno straordinario bouquet di profumi, sia la complessità delle uve durante l’alchemica trasmutazione in mosto che a sua volta si trasforma in vino.

Rituali tra natura e uomo in cui sembra celarsi un principio di reciprocità subliminale, che si rispecchia in questo aforisma; “se l’uomo rispetta la natura, la natura rispetta l’uomo.”

Per quasi tutta l’annata il clima offre poco al racconto se non rimarcare la persistente concentrazione dei raggi solari,
che hanno caratterizzato l’andamento del raccolto.
Semplificando possiamo definire, senza indugio, quest’annata con una sola parola: calore.

L’effetto dell’arsura ha reso dura la vita di molte piante confermando il principio della selezione darwiniana.
Il secco ha colpito e indebolito metà del raccolto ma l’altra metà si è temprata nella fucina del nostro microcosmo,
in similitudine alla forgiatura delle indistruttibili katane dei samurai.
Balza alla mente lo studio dell’inglese Charles Darwin che riassunse così uno dei principi dell’evoluzione “Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente ma quella più reattiva ai cambiamenti.”

La metà del nostro raccolto ha superato la prova del calore e si è evoluta ad alti livelli di qualità, giungendo con onore e merito nella nostra cantina.

Il calore del sole ha imperversato per tutta la primavera e tutta l’estate.
Tuttavia la natura conosce le leggi dell’equilibrio e si autoregola ed ha emesso la sua sentenza.
“Le vigne giovani devono produrre poco o niente, mentre le vigne produttive devono bilanciare il carico in modo reattivo per adattarsi a questo clima, per non incorrere nel rischio o nelle difficoltà di sopravvivenza”.

La scarsità d’acqua è stata tale che nemmeno la danza della pioggia è servita granché; abbiamo dovuto affrontare la realtà e ragionare su come gestire l’inevitabile riduzione delle riserve idriche.
Il 20 maggio la fioritura fa la sua comparsa, bella come sempre anche se molto limitata.

Questa primavera registra la regolazione naturale della produzione delle vigne, indotta dal fenomeno siccitoso che ne ha ridotto la produzione complessiva.

Questo fenomeno tuttavia ha mostrato un aspetto positivo per il mantenimento della qualità dei piccoli grappoli portati a maturazione.
Il messaggio indiretto di questa condizione del clima è quello di non dimenticare il valore dell’acqua, che spesso viene ricordato solo quando il pozzo si prosciuga.

Condividiamo un altro passaggio dello studio darwiniano, che anticipa le scelte che abbiamo dovuto fare: “Ho chiamato il principio secondo il quale ogni minima variazione viene mantenuta, se è utile, con il termine di selezione naturale”.

Noi vignaioli siamo custodi del nostro patrimonio enologico e, pur rispettando la selezione naturale, siamo intervenuti con tutti mezzi per preservare e rinforzare il raccolto.

Nell’esposizione sud ovest del vigneto, in particolare, abbiamo installato dei teli ombreggianti per il refrigerio e il ristoro della vita dei vigneti.
Questa scelta si è rilevata utile in quanto ha limitato i fenomeni di disidratazione dei grappoli.

Come imprevista sorpresa arriva una risposta naturale e accade qualcosa di unico.
Per la prima volta la vendemmia avviene tra agosto e metà settembre.
Praticamente si vendemmia con un mese di anticipo rispetto agli anni precedenti, un caso senza dubbio anomalo, mai registrato prima qui al podere.

La sfilata delle uve verso la cantina vede arrivare per prima l’uva Pinot Nero, preziosa per la produzione dei vini a metodo classico, amichevolmente chiamati bollicine, per quel loro fluttuare che fa venire a galla il messaggio di mercurio e la voglia di brindare in compagnia.

La sfilata prosegue, in cantina fa il suo ingresso una piccola partita di uve Cabernet Franc e infine si chiudono le porte della cantina con l’entrata del re del nostro territorio: sua maestà il Sangiovese.
Vi avevamo anticipato che quest’anno vi portavamo in cantina.
A noi piace mantenere le promesse.

In cantina le vinificazioni si sono svolte regolarmente senza ulteriori sorprese.
Visto il significativo accumulo di calore delle uve, abbiamo ritenuto utile e indispensabile farle riposare al fresco per un po’.
Per questo si sono aperte le “stanze del fresco” delle nostre cantine, dove abbiamo fatto pernottare le uve per una notte.
La temperatura scelta per allentare la temperatura accumulata dai nostri ospiti, è stata di 7/8 gradi.

Come per l’annata 2015 anche quest’anno si è verificata una concentrazione naturale, che grazie al clima ha arricchito di polifenoli i nostri frutti, invitandoci ad attuare delle macerazioni corte.

Si sono ottenuti vini caratterizzati da una grande complessità del frutto, ricco di polifenoli e piacevoli aromi ma solo nella paziente linea del tempo, scopriremo tutto il loro potenziale.

Vista l’annata in conclusione mettiamo un Canto Navajo, per allontanare la siccità:

“Ormai,
laggiù verso Oriente,
il grano è alto
e attende sui campi,
in ciuffi legati da fulmini bianchi,
uniti dall’arcobaleno.
Anche qui il grano nei campi
stamperà presto la sua ombra su di me.
E io camminerò tra le sue spighe,
tra i lampi appesi al ciclo,
tra immensi veli di sacra Pioggia,
tra nubi nere e scintillanti,
in mezzo all’acqua schiumante sulla terra.”

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