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L’equilibrio dei sensi.

L’inverno si presenta con il suo volto rugoso, nel grigio dei suoi occhi si vede il mantello freddo, bianco e nero.
L’inverno è lungo, cammina nel tempo, procede lento, non corre veloce come l’estate.
L’inverno apre lo sguardo ad un foglio bianco, nel suo silenzio spoglio, immagino ciò che voglio.
L’inverno apre la vista all’immaginazione.
Il cielo si veste di verità, la semplicità sposa la complicità.
Il semplice come complice è un motto di ardita difficoltà.
Leonardo da Vinci diceva che la semplicità è l’ultima sofisticazione.

Il lungo cammino dell’aura vernale porta con sè anche una buona dose di umidità.
Il cielo indossa uno sguardo di spontaneità più elevato, portando il suo ardore stellato.
In fondo al cuore di questo inverno si scalda già la primavera che verrà.

Un cambio di ritmo del clima arriva nei giorni di carnevale che in questa annata inizia il 14 febbraio, il giorno degli innamorati, presagio di una annata in cui sensi saranno attivati.

La pioggia sceglie di essere precipitosa e abbondante; la vista si maschera tra le fitte gocce nella discesa delle acque.
L’11 marzo è una sorpresa che giunge inattesa, accompagnata dalle allegre risa dei bambini.
Nevica.
La terra è coperta da una coltre soffice di neve.
I vigneti, completamente imbiancati da 40 centimetri di fiocchi di cristallo, si fanno silenziosi come la neve sa insegnare.

Queste condizioni del clima portano con sè qualche disagio, ritardando lo sbocciare delle gemme che restano al riparo dieci, quindici giorni in più, prima di spuntare sui rami nello stupore del risorgere della vita.
La primavera entra nella sua sfera, ma fino a giugno procede in modo anomalo, più fredda del solito, con precipitazioni intense quasi a ricordare l’improvvisa nevicata dell’11 marzo.

Piano piano le viti pagano il prezzo di questo sforzo e appare sulle foglie il mal bianco, nulla a che fare con la neve: è l’aspetto polverulento condotto dal fungo Oidium, nome latino della malattia vegetale Oidio.
Nei vigneti si nota anche una variazione delle pigmentazioni dei tessuti, tipico segnale dell’attacco dei parassiti portati dalla Peronospora.
La salute delle piante, al podere, è presa con serietà e disciplina, rivolta alla cura meticolosa e tempestiva verso ogni segnale di sofferenza dei vigneti, come si farebbe con qualunque essere umano.

Grazie a questo atteggiamento di controllo e pronto intervento si è favorito lo sviluppo dell’annata raggiungendo un eccellente equilibrio dei sensi.

Il genio Da Vinci scrisse ancora “costanzia: non chi comincia ma quel che persevera”.

La fioritura sboccia, il primo giorno di giugno, aprendo il piacevole mondo dei sensi: lo spartito suonato dagli strumenti di occhi, naso, mano, pelle e orecchi.
Le condizioni poco affini tuttavia provocano alcuni aborti floreali che, grazie alle magiche compensazioni della natura, hanno favorito la formazione di grappoli spargoli, un valore aggiunto non da poco per il nostro Sangiovese.

La produttività dei vigneti è rimasta regolare grazie alla cura e ad alcune leggi della natura.

L’estate arriva con la sua voglia di sorridere, maturare, manifestare la meraviglia del cammino che, adesso, ha voglia di correre.

Il piovoso incedere, anche nella stagione preferita dal sole, non preoccupa il vigneto.
Le temperature sono regolari, fatta eccezione per le due settimane centrali di luglio, nelle quali la colonnina di mercurio sale fino a 36 gradi.

Dopo questo picco di caldo inizia l’estate regolata da temperature ottimali, annaffiate, qua e là, dal qualche pioggerella che ha donato prosperità.
Le piante, infatti, hanno recuperato garbatamente e gradatamente il ritardo vegetativo della primavera poc’anzi narrata.
L’uva, nella sua seconda fase, incontra ulteriori piovaschi che procedono insistenti, fino al confine dell’equinozio di autunno.

L’aiutante di questa annata è il vento, che soffia il suo salutare inchiostro di vita, penetrando tra le viti del podere, un toccasana per i grappoli di Sangiovese mantenendoli sani e asciutti.

La vendemmia finale è tra il 4 e l’8 ottobre.

Gli uomini del podere, passando vicino al prodigio della raccolta, sentono l’equilibrio dei sensi.
Ad un tratto si fermano, si tolgono il cappello in quel gesto riverente e rispettoso verso la bellezza, giunto fin qui dal libro “galateo overo de’ costumi” tramandato da Monsignor Giovanni della Casa, prelato nato nel Borgo San Lorenzo nei pressi di Firenze.

Annata 2010 l’equilibrio dei sensi.

Un’annata maestra di un prezioso suggerimento:
“ci vuole tempo per apprezzare il tempo”.

“Il Dio Bacco fa l’uomo giocondo e lo rende parimenti dotto e facondo”
Frase tratta dalla lirica medievale Bache, bene venies.

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